venerdì 18 settembre 2009

Altre sei vite....che senso ha?

Ieri è stata scritta l'ennesima pagina di dolore per la morte dei nostri ragazzi impegnati in missione di pace (?) in Afghanistan. L'attentato e' stato subito rivendicato un portavoce dei talebani il quale afferma con orgoglio che questa è l'ennesima dimostrazione che non esiste alcun dispositivo di sicurezza che possa fermarli e che quindi possono arrivare ovunque. A ciascuno il proprio pensiero e la libertà di abbracciare la filosofia di vita che preferisce, ma mi chiedo perchè noi occidentali, noi "civili"siamo incaponiti nel voler imporre un progetto di civilizzazione democratica che LORO non vogliono? Gli attentati sono il loro messaggio per comunicarci che dobbiamo levarci di torno, che non sono e mai saranno un popolo democratico. Che ci stiamo a fare?
Altre vite spezzate, altri funerali solenni, altre immagini di bare avvolte nel tricolore e di politici "annientati dal dolore" che.....continuano a proporre conferenze di pace. A chi? A chi da alla vita un valore pari a zero? ANDIAMO VIA e subito. Lasciamoli liberi di scegliere ciò che ritengono sia meglio per loro.

giovedì 6 agosto 2009

I maschi che credono d'essere uomini

Non vorrei dar di me l' immagine della femmina acida, visto che più volte ho dovuto commentare taluni episodi che, guarda caso, avevano per protagonisti i maschi.

Non posso però accettare che un maschio racconti se stesso per ciò che non è e che mai sarà.

A parte rare eccezioni, si sentono speciali e smisuratamente grandi; tutto è loro dovuto, nulla devono in quanto esseri al di sopra dell'umano.

Neppure la collezione oceanica di fallimenti fa venir loro in mente che forse si stanno sopravvalutando.

No, è la sorte avversa, le persone che li circondano, la crisi economica e via con alibi difensivi che danno un sollievo momentaneo convinti come sono di infinocchiare il mondo!

Soffrono intimamente di complessi di inferiorità che mascherano con l'arroganza dei toni e una finta autostima che svanisce immediatamente al primo ostacolo, abbandonandoli nel mare in burrasca.

Impossibile e disperata l' interazione con questi soggetti; necessitano di gratificazioni continue, ma questo sarebbe il minimo; il problema è che la testa pensante non si acquista al supermercato, pertanto devi interfacciarti con un involucro rotondo su cui tutto rimbalza perchè gommoso e impermeabile.

Gli essere umani si sa, sono destinati all'inciampo; gli esseri speciali, no, non sbagliano perchè han scoperto la formula, ovvero la riflessione che precede l'azione.

Riflettono così tanto e così bene da finire regolarmente in situazioni per definire le quali non è stato ancora coniato l'aggettivo; la sorte avversa è naturalmente l'unica responsabile.

Viva l'abbondanza della vita generosa; i comuni mortali contano una sola cosa di tutto; gli esseri speciali partono da un minimo di due, come nel caso della personalità; vuoi mettere la possibilità di scegliere quale indossare, quando e con chi? Bulli e agnelli, il cambio e rapido e risponde a comandi banali.

In famiglia devono respirare venerazione nonostante non facciano nulla nemmeno per meritare il rispetto; ti rifiuti? Un affronto! Parte così il defilè delle bassezze più immonde cui un essere normale possa assistere e se bravo schivare.

All'esterno è tutt'altra storia.

Chiusa a doppia mandata la personalità portualbullesca, dal cilindro l'ego dello splendido, che fa finta di interessarsi a cose che non capisce, che si complimenta per ovvietà, che deve catturare a tutti i costi l'attenzione perchè questo sforzo gli porta in tasca conferme che seppur fasulle, danno un pò d'ossigeno.

L'ego dello splendido è un trattamento quasi totalmente riservato alle donne, vista la ricerca continua e affannosa di una frase che suona più o meno così: " sei un uomo speciale".

Raggiunto lo scopo, l'ego gli regala due tre minuti di immortalità per poi scontrarsi con la vita che, attimo dopo attimo, gli sbatte in faccia la lista aggiornata dei suoi fallimenti, con l'ultimo ancora fresco di

martedì 14 luglio 2009

UN MONDO IN MASCHERA....IL CALL CENTER!

Premetto sin d'ora che non è mia abitudine generalizzare e che in questo post parlo di una esperienza personale reale e appena conclusa; ho pensato quindi di condividere due risate con chi ha il piacere di " leggermi".
Vista la curiosità di misurarmi in ambiti professionali diversi, la voglia di mettermi in gioco, oggi più forte che mai, ho deciso di vivere l'esperienza del call center, ovvero l'impiego di ripiego secondo alcuni, un occasione formativa per altri; io sposo questa seconda teoria! Diventi un tutt'uno con una cuffia anonima, spugna innocente di bestemmie e parolacce se non hai un gran concetto di te, accresci la tua autostima se vedi, come nel mio caso, che la tua voce arriva esattamente dove vuoi tu, impadronendoti della situazione.
Trattandosi di una esperienza professionale, o almeno così credevo, in cui dovrebbe andare avanti chi ha doti comunicative, capacità dialettiche, predisposizione al lavoro di gruppo, e vene doppio canale da una parte sangue, dall'altra marketing, ho pensato che fosse cucita addosso a me! La realtà si è rivelata da subito un altra. Team leader con codazzo di amiche al seguito che, fatta eccezione per due elementi, non chiudevano un contratto, voci lamentose e cantilene sempre uguali a se stesse. In compenso i toni mutavano quando con cognizione di causa parlavano di locali e cubi; la vera formazione, e per questo devo ringraziarle vista l'offerta formativa, riguardava le ballerine, si proprio le scarpe rasoterra sulle quali nel tempo illustri pensatori hanno scritto le pagine migliori della nostra letteratura. Locali, cubi e ballerine si affiancavano a dissertazioni sulle tecniche di ricostruzione unghie e sulle ultime novità in fatto di cibi alternativi che seppur immangiabili....erano trendissimi! E la cuffia anonima???? I contratti? Le aziende e i loro titolari?La cuffia, in paziente attesa, prima o poi andrà a riscaldare un orecchio, ovviamente per una chiamata una tantum, rara come i bonus INPS ai pensionati.
Alcuni "elementi" nei miei dieci giorni a progetto non han partorito mezzo contratto e non han tenuto il cliente in conversazione per più di due minuti. Ma..... il tempo determinato è salvo! Come funziona? Chissà! Le compagne della teamleader possono, vista la sua vergognosa complicità! Il gestore per il quale fingono di lavorare, quello il cui nome si pronuncia velocemente, puo attendere......santa pazienza che fretta c'è?
Chi non fa parte dell'entourage ma sa stare in cuffia e sopratutto al mondo, lavora con enorme difficoltà e sopratutto dalle anziane non impara nulla! Se lo spessore è quello....Dio che tristezza!Scadono i famosi "dieci giorni di progetto" e casualmente sei fuori. Ma cosa nasconde questa trovata? E' molto semplice e in quattro mosse la illustro! L'imprenditore si sveglia un mattino e pensa: " perchè non aprire un call center e guadagnare sulle altrui spalle"? Questo è il primo passo. Dopodichè, e siamo al secondo passo, si mette alla ricerca di una coordinatrice che in linguaggio tecnico si chiama teamleader con " pseudo operatrici " al seguito. Si combina la cosa e nasce il call center. Guarda caso dopo i dieci giorni a progetto scatta l'assunzione a tempo determinato per le amiche; nasce quindi la compagnia teatrale. Le amiche della teamleader con la quale ho avuto l'onore di lavorare rappresentano un universo variegato, certamente folkloristico nell'accezione positiva del termine. Un microcosmo glamour ( ? ) abitato e vissuto dalla velina mancata votata al cubo, dalla Beatrice di dantesca memoria, dal maschio che cedendo anche l'ultima briciola di dignità vede la sua lingua assotigliarsi ogni giorno di più , dalla ..... come definire una che " se non starnazzo non esisto"? e via su questo target. Denominatore comune tra i "fissi" è il linguaggio in codice fatto di battute a volte bisbigliate, risatine isteriche su freddure portate dai venti gelidi del nord. Tutto serve a destabilizzare i nuovi. NON ME! Siamo al terzo passo, ovvero l'annuncio fasullo su un sito visitato da chi è in cerca di lavoro, spinto dalle più svariate motivazioni. Naturalmente quando vai a sostenere il colloquio vedi il siparietto e pensi: ma allora è possibile! Io non ci ho creduto per un solo istante. Comincia il confronto, la conoscenza. Non si può definire! Va in scena la più grande presa per il culo della storia. La responsabile (? de chè ?) apre il sipario, sale in cattedra e......non si può sentire. Affermazioni e domande di una ovvietà disarmante.....la gazzosa si impossessa della stanza in un tripudio di bollicine. Faccio finta di crederci e stò al gioco!
Quarto passo i famosi "dieci giorni a progetto". Rispetto degli orari e delle regole, la dialettica che da sempre mi accompagna, la determinazione che cammina un passo avanti a me e guarda caso contatti assolutamente positivi con i clienti dall'altro capo del filo. Basta no, per un assunzione a tempo determinato. Manco per idea, c'è un software che aiuta nella costruzione dei pretesti laddove non sussistano motivazioni reali. La teamleader ha dedicato la sua vita allo studio di questo software! Ergo: ti sfrutto gratis con la scusa della formazione per dieci giorni, vali forse tanto, potresti rompermi le palle sul serio in quel senso..... SI, quindi siccome ti è caduto un contratto perchè il cliente si è accorto del pacco che gli stavi proponendo e ha mandato a quel paese il gestore inglese.... automaticamente è colpa tua! Però possiedi ottime capacità comunicative, accompagnate da una eccellente capacità espressiva e con una modulazione della voce perfetta! LO SAPEVO GIA E SE VUOI TI REGALO QUALCHE LEZIONE!
Il giorno dell'addio ti presentano moduli su moduli da firmare e guarda caso la data da apporre non è quella del giorno in cui hai cominciato in cuffia, ma il giorno della cacciata. Perchè? Ovvio perchè tutto ciò che hai fatto prima magari si volatilizza!
Arrivata al cancello d'uscita insieme ai miei compagni d'avventura, vedo avvicinarsi quattro ragazzi al quarto giorno di progetto. Davano per scontato che io fossi dentro e sbalorditi mi chiedono lumi in merito. Poche parole e in men che non si dica noi del progetto " dieci giorni per la farsa" eravamo tutti al bar per un caffè. Nelle anguste sale del callcenter dal nome inglese, ai piedi di un " monte" , dal nome sardissimo zona chic di Cagliari son rimasti quei personaggi a metà strada tra l'illusione e la tragedia vera!

domenica 21 giugno 2009

Quando ce vo....ce vo!!!!

Non è mia abitudine piangermi addosso e sto alla larga da chi lo fa, devo però ammettere che certe cose, poche per la verità, non me le sono andata a cercare.
Piove sul bagnato, i casini viaggiano sempre in coppia (per quanto mi riguarda sono in orgia permanente) e giu a far citazioni strappate alla saggezza popolare. Comunque la si voglia leggere, ultimamente ho una sfiga che non mi perde di vista un solo istante. Vabbè che il figliolo è adolescente, vabbè che i maschi su tre canali in dotazione possono utilizzarne solo uno e parzialmente, vabbè che il manto della crisi ha ricoperto il pianeta, vabbè che c'è stato un crollo verticale dei valori......non vado avanti! La sfiga è sfiga....punto.
Sta per capitare qualcosa, lo sento. Questo è il momento in cui ho paura di me stessa, perchè quando raggiungo il livello massimo di saturazione, cambio direzione chiudendomi tutte le porte che ho aperto negli anni. Alcune le lascerò aperte, ma poche, altre le chiuderò definitivamente con lancio della chiave.
Alla mia età bisogna fare ciò che ci rende felici, cominciare a raccogliere i primi timidi frutti di una semina iniziata in verde età. Io sto sempre a seminare perchè puntualmente qualcuno mi frega il raccolto attribuendosene la paternità. C'è un alleato che si chiama coraggio che ogni tanto si concede una pausa di riflessione e per far ciò si eclissa nell'angolo relax dell'anima. Decide di svegliarsi dalla profondità abissale del sonno, solo quando sta per scoppiare un guaio memorabile. Ti tende la mano, ti accompagna per un breve tratto per poi scomparire di nuovo. Una vita in altalena che quando sali hai paura di star troppo bene, quando scendi vedi la terra avvicinarsi rapida e capisci di dover cominciare a lottare di nuovo.

sabato 2 maggio 2009

Siamo diventati troppo buoni...

Talvolta non posso esimermi dal fare riflessioni su certi atteggiamenti che mi lasciano basita.
Oggi c'è una tendenza diffusa a voler giustificare tutto e tutti.
Orde di psicologi si alternano davanti alle telecamere per spiegare il significato, le cause, le possibili origini anche del gesto più palese.
L'assassino non è un delinquente ma vittima di traumi pregressi.
Il bulletto non è un delinquente in erba ma un povero disadattato a cui è stato dato troppo in termini materiali e nulla in termini affettivi.
Il bugiardo non è un disonesto, ma un malato con disturbi di personalità che lo portano ad autoconvincersi delle sue menzogne perchè ha paura di affrontare se stesso, nella sua parte più profonda.
Il fedifrago non è un traditore che vuol farsi i fatti suoi, ma un elemento disturbato non in grado di controllare le proprie pulsioni.
Lo stupratore non è un assassino che vuol far sesso a tutti i costi, bensì un uomo che  ha subìto abusi a sua volta e che ha perso per sempre il controllo delle proprie pulsioni ( pure lui ).
La donna che si insinua all'interno di un menage che vive un momento di crisi non è una puttana, ma una figura di sostegno che mette a disposizione spalla e orecchie per 20 secondi e il suo letto finchè dura.
Il giocatore d'azzardo non è un elemento che vuol far soldi in fretta ( perlomeno all'inizio) ma una mente fragile che non sa fermarsi e che dei soldi tutto sommato se ne sbatte.
Il vandalo che devasta tutto ciò che gli capita a tiro non è un vigliacco, ma un elemento con scarsa autostima non in grado di interagire con un suo pari .
L'elenco potrebbe allungarsi ancora, ma credo che gli esempi da me fin qui proposti siano sufficienti a far capire il mio punto di vista.
Il problema nasce dal fatto che negli ultimi anni si è deciso di  essere buoni a tutti i costi perchè da questo dipende l'altrui approvazione. Chi come me esprime liberamente il proprio pensiero  e rifiuta le convenzioni, che ha il coraggio di disapprovare e  di sostenere una tesi differente, viene etichettata come alternativa, nell'accezione negativa del termine.
Le persone che come me decidono di non indossare una uniforme e di difendere la propria autonomia, non hanno vita facile ma sono caratterialmente più solide.
Ecco perchè quando ho proposto di utilizzare i lager tedeschi per rinchiudervi i pedofili ho sollevato un polverone. Ma non importa potrebbe essere una risposta al problema del sovraffollamento delle carceri italiane.
Mi chiedo se tu madre avessi tra le mani l'uomo che ha distrutto per sempre la vita della tua creatura, cosa faresti? Faresti, faresti ma....non hai il coraggio di dirlo. Passeresti per una giustizialista e il consenso sociale calerebbe a picco...
La bugia è il velo che copre verità scomode. Il bugiardo mente in maniera cosciente, scrive la bozza di ciò che dirà ancor prima di compiere l'atto da mascherare; calcolatore a volte abile più spesso maldestro...
Il giocatore d'azzardo appartiene a due ceti sociali estremi. Il troppo povero e il decisamente benestante. Il primo tenta la fortuna  e, finite le fishes, si gioca le mutande. Al secondo non basta più il titolo di supermanager da 350.00 €. annui , la villa vista lago e il BMW spaziale; vuole l'adrenalina da tavolo verde. Dolce alle sue orecchie la melodia della pallina che gira impazzita e incerta tra i numeri. L'epilogo? Identico. Dopo un primo momento in cui la buona sorte sembra prenderti per mano, arriva la tachicardia, quella che ti consegna spedita all'infarto perchè hai perso tutto ma, se non muori subito ti ritrovi addosso una dipendenza dalla quale non esci mai...
La donnetta che si insinua all'interno di un menage in crisi potrebbe essere una benestante disperata in astinenza da sesso e terribilmente sola oppure una economicamente a terra che si innamora perdutamente del pelato, grasso e molliccio che non sa più dove mettere le sue ricchezze.
In entrambi i casi viene spacciato per amore vero. Questa donna che di nome fa puttana, entra in punta di piedi e offre dapprima la sua spalla poi lo spazio oscuro tra due gambe ad angolo.
L'uomo le cui palle sono state scippate al flipper, ha, sin dai suoi esordi, fatto sua la frase " la carne è debole " e con questo si autorizza al piacere proibito. Ma la sua coglioneria non si esaurisce qui, infatti una volta scoperto cerca le palle per trovare il coraggio di confessare ma, ahimè, cerca cerca .....vuoi vedere che se le è riprese il flipper? Negano a oltranza e non ce la possono fare.
Queste ultime riflessioni riguardanti i giocatori, i bugiardi e le puttane illustrano fedelemente, anche se in maniera ironica, ciò che io penso dopo aver toccato con mano. Ho ritenuto opportuno alleggerire questa riflessione pluritematica senza nulla togliere all' estrema serietà dei primi punti trattati. Credo sia giusto fare un passo indietro a quando si era un pò meno comprensivi verso chi sbaglia e un pò più vicini a chi si è visto distruggere la vita da individui nelle cui vene scorre poco sangue e troppa cattiveria.




sabato 25 aprile 2009

Quarant'anni, tempo di riflessioni, di ricordi non ancora sbiaditi, di progetti meno frenetici rispetto a vent'anni prima. Si riescono ad individuare sfumatore prima nascoste, si sviluppano capacità sconosciute perchè strettamente legate all' esperienza, ci si ascolta e si fa autocritica senza timori...l'autostima ha radici profonde! Il tempo trascorso è stato caratterizzato da una altalena in movimento perpetuo, che quando ti sparava troppo in alto, significava che la discesa ti regalava una nuova botta. Menzogne, malafede, indifferenza; questi gli ingredienti di una torta apparentemente inoffensiva ma che alla lunga si è trasformata in una bomba. La riva del fiume l'ho vissuta con tutta me stessa e spesso il fiiume ha accolto anche le mie lacrime. Estati e inverni si sono succeduti a ritmo regolare, registrando di volta in volta nuove azioni volte dapprima a cancellare la mia autostima, poi a distruggermi. Ai più sfugge che l'ignoranza è nemica della strategia; ogni lacrima mi rendeva più forte. Ho imparato da presto ad affrontare il dolore, a non combatterlo, a farlo diventare mio complice. Questo è l'unico modo perchè si levi dalle palle in tempo breve. In riva al fiume percepivo i respiri di chi mi stava accanto, con il medesimo mio obiettivo nella mente e nel cuore. Ad ogni passaggio un sussulto poi uno di noi si allontanava più leggero. Fino al giorno in cui il sussulto ha attraversato me. Il nemico mi è passato davanti, gli occhi bassi, ancora maldestramente arrogante con il seguito di miserie e fallimenti. Il mio volto era impassibile, nessuna emozione, solo una gran pena, perchè un uomo anzichè migliorare se stesso, aveva speso il suo tempo a celare frustrazioni e inadegnatezza, nel tentativo ancora una volta fallito di distruggere un suo simile, percepito come minaccia solo perchè più coraggioso! La vendetta paga solo qualche volta e comporta un notevole dispendio di risorse...per me ci ha pensato la vita e per questo la rispetto ancora più di prima.

venerdì 27 marzo 2009

Riflessioni sul sesso meschino, ovvero quello maschile

Sarà un caso, forse la sorte o ancora una calamita che non intende abbandonarmi, ma, giorno dopo giorno, registro un sempre più forte disagio dell'uomo, inteso come appartenente al sesso maschile. Energie sprecate a creare competizioni inutili che, non andando a buon fine, sfociano in frustrazioni, arroganza e manifestazioni tipiche dei tempi dell'asilo. Le donne non si identificano più nelle figure antiche di madri isteriche con codazzo di figli lagnosi al seguito, ne nelle mogli di antica memoria, cornute e prigioniere di vesti deformi. Un tempo erano le botte, oggi il linguaggio è mutato ma ancora più osceno. Il fine è sempre lo stesso, ovvero il voler tenere in piedi la "cultura" tutta maschile della donna come essere inferiore. E via con gli stupri, le violenze sottili e silenziose che pian piano inducono le menti fragili ad una condizione di totale sudditanza psicologica.
La disoccupazione femminile è l'alleata numero 1 dei maschi insicuri, (leggi senza palle), i quali forti del fatto di ricevere l'obolo alla fine del mese, attendono con l'ansia di chi si appresta a vivere un orgasmo memorabile, che la donna " chieda " i soldi per potersi sostentare.
Gli occhi si accendono di " soddisfazione " per quel quarto d'ora di "potere", lo stato di eccitazione generale sale fino a toccare il cielo..... Continua tu e se vuoi scrivi la tua soluzione al problema!